La Fase 2 e le imprese modenesi
Molto preoccupati, a volte addirittura angosciati. Questo lo stato d'animo degli oltre 800 imprenditori modenesi che hanno risposto ad un questionario somministrato da CNA agli associati per verificare non solo lo stato d'animo, ma anche l'apprezzamento e l'efficacia su alcune misure di sostegno attivate dal governo.
Si diceva dello stato d'animo, tendenzialmente negativo, anche se un imprenditore su 10 continua a ritenersi fiducioso nel futuro (ma raggiunge appena il 4% la percentuale di coloro che ritengono che il 2020 si chiuderà con un fatturato in crescita o almeno stazionario).
Del resto, la gravità della situazione è dimostrata dal ricorso alla cassa integrazione: il 72% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto ricorso, o di farlo in futuro, agli ammortizzatori sociali. A questo proposito, va rilevato come il 34% delle imprese abbia anticipato l'assegno ai propri dipendenti, mentre nel 5% l'anticipo sia arrivato dalle banche.
Rispetto al gradimento delle varie misure riguardanti il lockdown e la ripresa, gli imprenditori hanno tutto sommato condiviso le limitazioni agli spostamenti, ritenendole necessarie ed efficaci (un'azienda su 5 non ha manifestato idee in proposito) mentre maggiori perplessità sono legate all'interpretazioni di queste norme, tra decreti, ordinane e modelli di autocertificazioni che si sono via via inseguiti.
È andata tutto sommato bene la moratoria per la sospensione del pagamento di mutui, leasing, eccetera, una richiesta presentata ed accolta da un'azienda su 5, mentre sono il 16% coloro che stanno ancora aspettando una risposta e appena lo 0,6% le imprese che hanno ricevuto una risposta negativa. La stragrande maggioranza del campione - il 63,6% - non ha presentato, però, questo tipo di richiesta.
Tutto sommato elevata - 50,5% anche la percentuale di imprese che non hanno fatto ricorso ai prestiti previsti dal decreto liquidità. Il 33,5% delle imprese si sono presentate in banca per richiedere finanziamenti sotto i 25.000 euro, il 15% per somme tra i 25.000 e gli 800.000 euro, e l'1% per importi superiori. E qui arrivano le dolenti note, perché la stragrande maggioranza (il 95,2%!) non ha ancora avuto risposte e solo il 2,6% si è vista accreditare l'importo richiesto.
Il 44,3% degli intervistati si è avvalso della sospensione dei versamenti fiscali in scadenza ad aprile (una possibilità alla quale hanno potuto accedere le imprese che hanno denunciato un calo del fatturato di almeno il 33% tra il marzo 2020 e il marzo 2019).
Se i numerosi decreti ed ordinanze relative agli spostamenti hanno creato confusione, non da meno è la situazione relativa alla sicurezza. Infatti, tre aziende su 5 hanno già iniziato le operazioni di adeguamento ai vari protocolli di settore, ma il 21% non sa ancora di preciso cosa fare in questa direzione.
In ogni caso, il 46% degli intervistati prevede che le norme determineranno un rallentamento della produzione, ed uno su tre maggiori costi.
Infine, le prospettive future: un'impresa su quattro afferma di non percepire, malgrado l'emergenza, cambiamenti nelle relazioni con i clienti, ma è pari al 52% la percentuale di coloro che avverte questo rischio per l'immediato futuro, mentre sono il 16% le imprese che dichiarano di aver perso clienti a causa della crisi e delle difficoltà produttive.