Polo biomedicale di Mirandola: eccellenza italiana
L'industria manifatturiera dell'Emilia-Romagna, grazie alla sua vocazione alla ricerca e innovazione, costituisce un'eccellenza altamente competitiva a livello internazionale. Nel suo ambito un caso di indubbio successo è rappresentato - e si conferma sempre più da quanto emerge dal Focus della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - dal Distretto Biomedicale di Mirandola.
Il distretto, sviluppatosi a partire dagli anni Settanta per iniziativa del farmacista Mario Veronesi che iniziò a produrre tubicini di plastica nel garage della propria abitazione e a cooperare poi con alcune imprese locali, conta oggi oltre 220 imprese per circa 4.500 addetti, e accoglie importanti gruppi multinazionali e grandi e piccole aziende italiane.
Gli stretti legami con il territorio, le relazioni lungo la filiera, l'elevata internazionalizzazione e l'alto tasso di innovazione sono i fattori che lo contraddistinguono e ne determinano il suo successo.
Il contesto territoriale, caratterizzato dalla concentrazione di imprese in relazione di filiera, ha agevolato la capacità di specializzazione e personalizzazione dei prodotti, le economie di scala e i processi innovativi. Questo ha portato ad elevati standard di qualità dei prodotti riconosciuti a livello internazionale e all'opportunità per queste imprese di potersi confrontare con successo nei mercati esteri e di attrarre capitali stranieri.
Nel polo della provincia modenese si trovano produttori lungo tutta la filiera: dai componentisti ai produttori di macchinari elettromedicali e apparecchiature elettroterapeutiche ad alto grado di sofisticazione, a quelli specializzati nella realizzazione di strumenti e forniture mediche (in particolare beni plastici monouso per uso medico). Sia nel 2012, anno del sisma che ha colpito il territorio, sia nel 2020 con lo scoppio della pandemia, il distretto si è distinto per la sua capacità di reazione, mostrando flessibilità e resilienza. Nel pieno dell'emergenza sanitaria dovuta al COVID-19, il nostro Paese ha infatti potuto contare sulle imprese e i lavoratori del distretto, che hanno offerto rapide e innovative soluzioni per far fronte alle difficoltà, confermando l'eccellenza di questa realtà italiana.
Più indicatori segnalano l'elevata resilienza del distretto: negli ultimi anni si sono osservati un aumento della base occupazione e un consolidamento dimensionale, con l'uscita di alcune piccole imprese e la crescita di alcuni operatori di grandi dimensioni.
Il fatturato di un campione di 45 imprese del distretto di Mirandola nel 2020 ha registrato un incremento del +7,7% (valori mediani), in accelerazione rispetto al 2019 (+4,8%). Al contempo si è rafforzato l'EBITDA margin, salito all'11,3%, un livello decisamente superiore alla media nazionale del comparto biomedicale.
Nei primi 9 mesi del 2021 l'export del distretto ha mostrato una forte ripresa (+11,8%), grazie a un aumento dei flussi nei mercati statunitense, francese, spagnolo, olandese, cinese, rumeno, iraniano, turco, brasiliano, indiano, giapponese e canadese.
Sono stati recuperati e superati i valori di commercio estero pre-pandemia: l'export dei primi nove mesi del 2021 è superiore dell'8,6% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Da segnalare anche l'importanza del tecnopolo di Mirandola, aperto nel 2013, centro di ricerca e innovazione al servizio delle imprese distrettuali (il secondo più importante d'Europa), che si è dimostrato fondamentale durante l'emergenza COVID-19, in quanto laboratorio nazionale accreditato per i test di verifica qualitativa dei dispositivi di protezione individuale.
In prospettiva le opportunità per il settore biomedicale sono molteplici: la crescente attenzione alla salute, lo sviluppo della telemedicina, la domanda in aumento nei Paesi emergenti e l'innovazione tecnologica, con la creazione di nuovi strumenti diagnostici e di prevenzione. Le imprese del distretto mirandolese hanno le caratteristiche per poter cogliere al meglio tutti i vantaggi che deriveranno dagli sviluppi futuri.