L'economia dell'Emilia-Romagna secondo Bankitalia

Nel rapporto annuale sul 2021 un quadro in recupero, ma emergono tensioni su materie prime e beni intermedi

Nel 2021 l'attività economica in Emilia-Romagna ha registrato un netto recupero, dopo il sensibile calo dell'anno precedente causato dallo scoppio della pandemia di Covid-19. Tuttavia nell'ultima parte dell'anno l'attività economica ha rallentato, risentendo della ripresa dei contagi e dell'acuirsi delle tensioni sulle catene di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi.

La ripresa congiunturale ha interessato tutti i settori dell'economia, anche se con differente intensità, ed è stata accompagnata da un aumento della spesa per investimenti. Nell'industria la produzione ha recuperato pressoché integralmente i volumi pre-pandemia, sostenuta sia dalla domanda interna sia da quella estera. Le esportazioni hanno superato i valori del 2019 in tutti i comparti, fatta eccezione per il sistema della moda. La crescita è stata più intensa nelle costruzioni, grazie alla spinta derivante dagli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici. In tale contesto le compravendite di immobili sono sensibilmente aumentate, riportandosi su un livello prossimo al picco raggiunto nel 2006. Nel settore terziario il recupero è invece risultato meno intenso, risentendo maggiormente delle fasi di recrudescenza della pandemia; nel confronto con il 2019 i livelli di attività sono rimasti inferiori, soprattutto nei comparti legati al turismo.

Le condizioni economiche delle imprese sono migliorate, con una quota di aziende che hanno chiuso l'esercizio in utile in aumento rispetto all'anno precedente. Tuttavia nella seconda parte dell'anno il rialzo dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, soprattutto di quelle energetiche, ha compresso i margini di profitto.

Anche le condizioni finanziarie sono migliorate. La liquidità complessiva, già abbondante per effetto degli interventi pubblici di sostegno al settore produttivo adottati in seguito allo scoppio della pandemia, è ulteriormente cresciuta, alimentata da un maggiore autofinanziamento. I più elevati flussi di cassa interni hanno consentito di finanziare la maggiore spesa per investimenti contribuendo a contenere la domanda di credito bancario.

L'occupazione è aumentata, seppur in misura contenuta. Il miglioramento del mercato del lavoro ha contribuito a sostenere i redditi delle famiglie, che sono tornati a crescere recuperando in termini reali pressoché integralmente la flessione dell'anno precedente; anche i consumi sono aumentati con una dinamica anche superiore a quella dei redditi. La propensione al risparmio è diminuita, ma rimane ancora su livelli storicamente elevati.

L'indebitamento delle famiglie è cresciuto. In un contesto di forte ripresa degli scambi immobiliari è salita soprattutto la componente dei mutui per l'acquisto di abitazioni. L'incidenza del debito sul reddito ha mostrato livelli simili agli anni precedenti e inferiori al complesso del Paese.

Le condizioni di accesso al credito sono rimaste distese, in un contesto di politica monetaria accomodante e di sostegno del Governo alla liquidità delle imprese. L'andamento dei finanziamenti ha riflesso la dinamica della domanda, stabile per le imprese e in aumento per le famiglie; i tassi di interesse praticati si sono attestati su valori storicamente contenuti. Il tasso di deterioramento del credito è rimasto invariato. In prospettiva il flusso dei crediti deteriorati potrebbe risentire del peggioramento del quadro congiunturale. Il venir meno delle moratorie sui prestiti alle imprese appare invece un fattore di rischio contenuto: quelle che hanno usufruito della sospensione dei pagamenti fino al termine ultimo previsto dalla normativa detenevano una quota di finanziamenti limitata, pur mostrando una rischiosità più elevata della media.

I primi mesi del 2022 e le prospettive

All'inizio dell'anno l'attività economica è stata condizionata dalla ripresa dei contagi e dal permanere delle difficoltà legate ai costi elevati dell'energia e all'approvvigionamento dei beni intermedi. Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha indotto un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime, soprattutto di quelle esportate dai due paesi coinvolti.

Il quadro degli indicatori disponibili relativi al primo trimestre dell'anno in corso mostra una sostanziale tenuta dei livelli di attività economica in regione. La produzione industriale sarebbe rimasta invariata, in presenza di una domanda interna che ha risentito del peggioramento del clima di fiducia delle famiglie; le vendite all'estero hanno invece continuato a crescere, nonostante il marcato rallentamento del commercio internazionale. Sul mercato del lavoro è proseguito l'aumento dell'occupazione e si è ulteriormente ridotto il ricorso alla CIG.

Sulle prospettive per i prossimi mesi gravano significativi rischi al ribasso legati al permanere delle tensioni geopolitiche, oltre che agli sviluppi della pandemia. Gli shock dal lato dell'offerta limitano la disponibilità di risorse di famiglie e imprese, frenando consumi, investimenti e scambi con l'estero. L'intensità dell'impatto di questi fattori appare molto incerta, in quanto legata alla durata del conflitto in Ucraina. Le previsioni di Prometeia continuano a ipotizzare per l'anno in corso un'espansione del prodotto in Emilia-Romagna superiore ai 2 punti percentuali; tuttavia le stime sono state pressoché dimezzate rispetto a quelle di inizio anno e riflettono una crescita in larga parte acquisita per effetto della forte ripresa del 2021.

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Rapporto annuale 2021 su "L'economia dell'Emilia-Romagna" di Banca d'Italia

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pubblicato il 01/07/2022 ultima modifica 01/07/2022