In sofferenza il commercio modenese

Rilevanti le ripercussioni sulle attività nel periodo di chiusura forzata

L'indagine congiunturale di Unioncamere Emilia-Romagna sull'impatto dell'epidemia sull'economia modenese si è concentrata anche sul settore del commercio. Le imprese appartenenti a questo settore, intervistate tra fine aprile e metà di maggio, hanno dichiarato di essere in attività per il 91% dei casi, mentre a livello regionale tale quota risultava inferiore (85%). Nonostante tutte le imprese con attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità fossero aperte per tutto il periodo, si sono registrate in media sensibili ripercussioni dovute soprattutto all'impatto sulla vendita dei generi non alimentari.

Confrontando l'andamento dell'attività nel periodo del lockdown con i risultati registrati a febbraio, solamente il 15% delle imprese commerciali ha dichiarato di avere avuto ordini immutati, mentre nel 63% dei casi sono calati oltre il 20% e nel 14% fino al 20%. Il fatturato segue un andamento analogo, con il 62% che dichiara una diminuzione di oltre il 20%, il 15% un calo fino al 20%, mentre c'è una quota pari al 14% del totale che ha incrementato le vendite fino al 20%, probabilmente per l'acquisto di dispositivi medico chirurgici e generi alimentari.

Come per il manifatturiero, anche nel commercio hanno un andamento migliore le imprese che vendono all'estero: solamente il 32% di esse dichiara un calo degli ordini superiore al 20%, mentre nel 60% dei casi l'ammontare degli ordini è immutato. Il fatturato verso i paesi esteri è ancor meno negativo, con il 24% delle imprese che dichiara cali maggiori del 20% e il 25% con diminuzioni fino al 20%.

Nel commercio si ferma al 38% la quota di imprese che ha cambiato la struttura organizzativa e del personale, al 31% la percentuale che ha dovuto cambiare le modalità di approvvigionamento e distribuzione, infine per ben il 36% non c'è stato nessun impatto. Comunque l'85% di imprese ha subito una riduzione dell'attività, il 9% ha visto un incremento, mentre solamente il 6% ha convertito la propria attività.

Vi sono state minori ripercussioni anche sulle forniture rispetto al settore manifatturiero, con il 43% delle aziende che ha subito interruzioni, il 44% un rallentamento, mentre un 20% non ha riscontrato differenze.

L'impatto sull'occupazione ha portato all'utilizzo della cassa integrazione nel 49% dei casi, nel 16% si è ridotto l'organico, un quarto di imprese non ha apportato modifiche, mentre molto basso è stato il ricorso allo smart working (6%).

Infine per affrontare la riapertura il 33% di negozi è alla ricerca di nuovi clienti e il 23% cambierà l'organizzazione dell'attività, mentre solamente l'11% inserirà nuovi prodotti.

Alcune domande sono a risposta multipla, pertanto la somma delle quote può non risultare pari a 100.

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pubblicato il 22/06/2020 ultima modifica 22/06/2020