Occupazione: a gennaio previste 5.480 assunzioni nelle imprese modenesi
Il Sistema Informativo Excelsior, promosso da Unioncamere in collaborazione con l'Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro e le Camere di Commercio italiane, ha reso noto il bollettino previsionale relativo al primo mese dell'anno 2021.
I tentativi di ripresa di inizio d'anno da parte delle aziende modenesi si scontrano con il persistere della ormai dichiarata "seconda ondata pandemica", che aveva già fortemente ridotto le opportunità di lavoro in provincia di Modena alla fine dell'anno scorso; pertanto le previsioni di assunzione per le imprese modenesi risultano in calo rispetto all'anno precedente, ma in ripresa se confrontate con il mese precedente.
Le previsioni per il mese di gennaio evidenziano un aumento rispetto al mese di dicembre, raggiungendo la quota di 5.480 ingressi previsti nel mondo del lavoro a Modena, questo dato fa registrare un incremento mensile pari al 132%.
Il confronto tendenziale risulta invece negativo sia a livello nazionale, con delle previsioni di assunzione per gennaio 2021 che si fermano a 346.000 unità (in calo del 25,1%), sia in Emilia-Romagna, dove il dato raggiunge 29.900 previsioni di entrate (il 29,5% in meno rispetto a gennaio 2020); nella provincia di Modena il confronto annuale risulta allineato al dato regionale (-29,2%).
Le previsioni per il trimestre gennaio-marzo 2021 mostrano segnali più favorevoli alle nuove assunzioni rispetto al trimestre precedente con una performance di crescita pari a +16,3% raggiungendo le 13.250 assunzioni, mentre il confronto con lo stesso trimestre dell'anno precedente risulta negativo (-25,0%).
La tipologia occupazionale varia in modo consistente rispetto al mese precedente, infatti calano fortemente i contratti a tempo determinato, i quali si fermano ad un terzo del totale; più contenuto il calo dei contratti a tempo indeterminato che arrivano a rappresentare il 27% del totale, subito seguiti dagli interinali che registrano per il mese di gennaio un vero e proprio boom andando ad occupare il 21% delle forme contrattuali. Rappresentati sempre con percentuali più contenute rimangono gli altri tipi di contratto, come gli apprendisti (4%) in calo, i co.co.co (3%) in leggero aumento e "gli altri contratti non dipendenti", questi ultimi in considerevole crescita con una quota pari al 10% del totale.
Gli ingressi per settori economici vedono al primo posto sempre l'industria, che con 2.040 unità rappresenta oltre un terzo del totale (37,2%); in leggero calo i settori dei "servizi alle imprese" e delle costruzioni, i quali rappresentano rispettivamente il 19,9% ed il 9,3% del totale. Mostra, invece, un significativo annuncio di ripresa il settore del commercio, il quale nei mesi precedenti aveva presentato ripetute contrazioni, mentre nel mese di gennaio raggiunge una consistenza pari al 15,3% del totale. Infine il settore dei "servizi alle persone" e quello dei servizi di "alloggio e ristorazione" rimangono pressoché invariati rappresentando rispettivamente il 10,9% ed il 7,1% delle entrate totali.
La distribuzione dei gruppi professionali ha subito un significativo cambiamento: vede le professioni tecniche crescere di cinque punti percentuali (20%), mentre quello delle professioni non qualificate si riduce di quattro punti percentuali, andando a ricoprire il 9% del totale; di converso il gruppo degli operai specializzati e dei conduttori di impianti e macchinari rimangono stabili con quote pari rispettivamente al 21% e al 18%.
Continuano poi a diminuire le richieste delle "professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi" (14%), mentre la domanda di professioni intellettuali (8%) e di impiegati (10%) si mostrano tutto sommato costanti.
Il titolo di studio più ricercato rimane il diploma (39%), seguito dalla qualifica professionale (28%) e dalla laurea (16%). Infine in calo la ricerca di nuovi lavoratori senza alcun titolo di studio (17%).
Nel 24,9% dei casi sono preferiti i giovani fino a 29 anni, l'esperienza è gradita per il 71,5% delle entrate ed è in aumento la difficoltà di reperimento, che arriva al 41,7%. A tal proposito le figure professionali di più difficile reperimento sono quasi tutte high skills: progettisti e ingegneri, tecnici del marketing, specialisti in scienze economiche e operai specializzati nell'industria tessile.