Economia modenese: forte l'impatto dell'emergenza sanitaria sulle attività imprenditoriali
Nel primo semestre 2020 il sistema economico della provincia di Modena è stato investito dagli effetti devastanti della pandemia e del conseguente lockdown, che si sono rivelati ancor più impattanti per una economia come la nostra prevalentemente basata sulla manifattura.
Anche se, va detto, la forte apertura ai commerci internazionali delle nostre imprese ha rappresentato sicuramente un vantaggio competitivo e un'ancora di salvataggio, consentendo di contenere i danni. Nell'industria si trovano settori che sono addirittura riusciti a cavalcare la crisi mantenendo un trend di crescita, mentre il terziario ha subito ingenti ripercussioni.
Questi in estrema sintesi gli esiti dell'indagine congiunturale sull'andamento dell'economia della provincia di Modena, realizzata dal Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio in collaborazione con le associazioni imprenditoriali Confindustria Emilia, CNA Modena, Legacoop Estense, Ascom Confcommercio e FAM Modena.
Congiuntura del settore manifatturiero
La manifattura modenese ha complessivamente evidenziato nel primo semestre 2020 una flessione della produzione del -14,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Anche il fatturato ha mostrato un decremento tendenziale seppur meno marcato: -12,1%. Gli ordini pervenuti alle imprese sono calati dell'11,3%.
Le aziende esportatrici, grazie ai loro sbocchi sui mercati internazionali, hanno subito contrazioni meno gravi: -10,6% per il fatturato interno e -5% per quello estero. Gli ordinativi nel mercato interno sono diminuiti del -8,2% mentre in quelli esteri si è registrata soltanto una lievissima flessione: -1,3%. La quota di fatturato proveniente dall'export è stata erosa di sette punti percentuali rispetto al corrispondente semestre dell'anno scorso, attestandosi sul 39,7%.
L'occupazione si è mantenuta pressoché stabile, anche grazie ai provvedimenti governativi; la variazione degli addetti registrata nel semestre è del -0,7%.
Il tempo di incasso medio delle fatture attive è stimato sui tre mesi e resta praticamente invariato rispetto ai semestri precedenti.
Purtroppo il dato che ci dà la misura che il peggio potrebbe ancora arrivare è quello delle prospettive formulate dagli imprenditori sull'andamento del secondo semestre dell'anno. Il dilagare dell'epidemia in molte aree del globo e la difficile situazione economica del nostro Paese hanno indotto infatti un generale deterioramento del quadro delle attese.
Nell'industria raddoppia la percentuale di coloro che prospettano una diminuzione di tutti i principali indicatori (produzione, fatturato e ordini) passando dal 23% al 44%. La quota di intervistati che prevedono un aumento dell'attività invece diminuisce dal 27% al 23%.
Le previsioni incerte porteranno ad una contrazione degli investimenti nel 37% dei casi, mentre soltanto un 10% delle imprese continuerà a investire.
Uno sguardo ai principali settori di attività evidenzia nel primo semestre 2020 una congiuntura favorevole per l'industria alimentare che presenta indicatori in aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: produzione (+3,1%), fatturato (+2,9%) e ordini (+0,8%). Altro settore in controtendenza è quello che produce macchine e apparecchiature elettriche e elettroniche, che riporta incrementi di produzione del +4,7%, di fatturato del +10,8% e di ordini del +7,9%.
Note negative invece per quanto concerne il tessile-abbigliamento: nella maglieria si registrano flessioni per produzione (-12,8%), fatturato (-16,4%) e ordini (-16,9%); i produttori di confezioni sono tuttavia quelli che pagano il conto più salato della crisi del comparto moda con produzione a -24,1%, fatturato a -23,9%, ordini a -24,2%.
Si aggrava notevolmente anche la congiuntura del distretto ceramico: produzione in calo del 25,9%, fatturato a -14% ma ordini soltanto in lieve flessione (-2,1%) che fanno ben sperare in una ripresa del settore.
Nel metalmeccanico si nota il crollo dei mezzi di trasporto con cali di produzione e fatturato superiori al 60%, mentre macchine e apparecchi meccanici mostrano diminuzioni più contenute ma comunque consistenti: produzione -14,6%, fatturato -16,4%, ordini -13,1%. Le lavorazioni meccaniche di base presentano contrazioni per produzione e fatturato del 6% circa, e ordini a -7,5%.
Situazione meno pesante per il biomedicale che evidenzia flessioni per produzione (-4,1%) e ordini (-4,8%), mentre il fatturato si è leggermente incrementato: +1,1%.
Congiuntura del settore edile
I dati congiunturali del primo semestre 2020 relativi al settore costruzioni edili sono contraddittori: le imprese in campione si suddividono pressoché equamente tra quelle che denotano un andamento positivo e quelle che evidenziano decrementi di attività, anche consistenti. Nella media i dati di produzione e fatturato mostrano incrementi del +10,6% e +7,9%. Anche gli ordini totali sono in crescita: +8,9%, così come l'occupazione: +4,9%.
Congiuntura del settore terziario
Il terziario nel suo complesso ha riportato nel primo semestre 2020 un trend negativo, con una variazione tendenziale del fatturato che si attesta sul -13,1%. Le giacenze di magazzino sono leggermente calate (-1,8%), mentre l'utile netto presenta una variazione del -16%. Per quanto concerne l'occupazione, la variazione degli addetti nel semestre risulta del -2,7% mentre il costo del lavoro è diminuito del -7,6%.
E' necessario tuttavia guardare ai singoli comparti per porre in evidenza andamenti differenziati: il comparto più penalizzato dalla pandemia è risultato quello delle strutture ricettive, ristorazione e servizi turistici con un crollo del fatturato che supera il 40%. Nel commercio al minuto è venuto a mancare un quinto del fatturato (-20%) mentre nell'ingrosso la diminuzione si è attestata sul -17%. In linea con questo andamento anche i servizi alla persona (-18%). I servizi alle imprese rappresentano l'unico comparto del terziario che ha continuato a crescere seppur in misura contenuta: +4% il fatturato, +2,6% gli addetti.
Anche nel terziario le prospettive sono profondamente mutate: metà degli intervistati si attende una ulteriore diminuzione del fatturato nella seconda parte dell'anno (basti pensare che questa quota era solo del 15% nella rilevazione sul primo semestre 2019). Il 20% delle imprese ha indicato di contro un possibile aumento, mentre il 30% si attende stazionarietà.